Milano, 1992.
2020
legno, specchi, ferro
dimensioni variabili
«Attraverso l’immagine derivata del bosco, l’installazione si sofferma sul significato etimologico del termine “riflessione” – inteso sia come invito a fermarsi e contemplare il mondo circostante, sia come peculiarità di una superficie riflettente. Funzionale a questo discorso sono gli specchi, installati sulla parte superiore dei tronchi disposti secondo un ordine casuale, al fine di ridare allo spettatore l’idea di habitat naturale in cui immergersi. Lo specchio, riflettendo non solo la forma dell’individuo ma anche del paesaggio – in particolare i frammenti di cielo – funge da punto di connessione tra uomo e natura».
Nel 2018 si diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera con una tesi a sfondo antropologico sull’ambiente e le culture dell’Artico. Prendendo come spunto la poetica del silenzio, che persegue dal 2015 con la serie I luoghi del silenzio, il suo lavoro è interamente incentrato sul paesaggio e sulla simbiosi uomo-natura, affrontata attraverso l’uso di materiali organici prelevati dalla realtà ambientale. Nel giugno 2020 presenta la sua prima personale Intimi Paesaggi, presso lo spazio Circuiti Dinamici, Milano. A settembre partecipa alla residenza artistica Habitat Scenari Possibili, realizzando un’installazione site specific nel parco pubblico di Carugate (Monza-Brianza).