Elisa Bollazzi, Gallarate (Varese), 1958.
terra, frammenti di opere d’arte, metallo
dimensioni variabili
“Nell’orto vengono piantati nove frammenti d’opere d’arte di Microcollection dai titoli ispirati al mondo vegetale: Albero di 7 metri di Giuseppe Penone, Angurie di Piero Gilardi, Albero del Paradiso di Gino Marotta, Aglio Selvatico di Ermanno Cristini, Alghe Marine di Sergio Racanati, Bar Edera di Giancarlo Norese, Semi Misteriosi di Ettore Favini, Anastatica Sensibile o “fiore di Roccia” di Daniela Di Maro, Crazy Beans di Gianni Caravaggio, contrassegnati con nove etichette che ne riportano i titoli. Questi semi speciali germogliano nelle menti del pubblico enfatizzando la percezione immaginifica dell’arte. L’attesa benefica di sculture in divenire stimola la creatività e amplia i confini dell’arte”.
Elisa Bollazzi a partire dal 1990 dà vita al Museo Microcollection durante la Biennale di Venezia dove raccoglie, quasi per caso, frammenti di un’opera di Anish Kapoor finiti accidentalmente per terra. Queste microparticelle rappresentano l’intuizione di una nuova forma di creazione e l’avvio della ricerca di altre da sottrarre all’oblio. Ora Microcollection conta quasi un migliaio di frammenti di opere di artisti italiani e internazionali tra cui Daniel Buren, Tony Cragg, Giulio Paolini, visibili al microscopio durante i cosiddetti Cabinets de regard.