Edition 2019

Filippo Sala

San Prospero (Modena), 1953.

Il molo dei dispersi

laterizi (dal Modenese dopo il terremoto del 2012), asse di pioppo (Delta del Po), gesso, foglia d’oro, tronco di abete rosso (Appennino tosco-emiliano), legni (molo di Porto Corsini)
dimensioni variabili

“Seduti. Panchina del molo, del porto. Tempo del Sempre.
L’orizzonte è segnato, narrato dalla trilogia dei dispersi. Eterna storia dei miti, dispersi, ritrovati, partiti, ritornati. Persi. Diversi.
Robinson Crusoe, naufrago, scruta l’infinito, cercando di non perdere, di non disperdere la coscienza del tempo che passa.
Ulisse, abbandonato, perso, incatenato, incastrato all’albero della sua nave, ammagliato dalle voci dorate invisibili delle sirene.
Il Vecchio e il Mare. Santiago e il suo mare, la sua barchetta. Il suo gigantesco pesce, perso, divorato.
Robinson, Ulisse, Santiago. Tre anime bianche. Riflettono la luce. Universale. Seduti, sul molo di un porto.
Tempo d’Oggi.
Migliaia di uomini senza nome. Dispersi, in mare sul mare, stesso mare…
Case, tetti abbandonati. Uomini, piccoli puntini blu a formare l’infinita croce, di sofferenze, in cammino sul mare.
Annegati. Dispersi.
Senza mito, senza miti. Senza ritorno.
Una mano, benedice, chiede aiuto alle radici dell’uomo, alla sua umanità, anch’essa: solitaria. Dispersa”.

 

Biografia dell’artista

Docente e consulente ITS Maker Automotive a Maranello, coordinatore per trent’anni del corso laboratorio Prototipi a zero emissioni, presso l’Istituto di Istruzione Superiore Alfredo Ferrari di Maranello, nel tempo libero si dedica alla realizzazione di opere artigianali multimateriche, utilizzando materiali naturali e di recupero che “raccontino storie”. Ha allestito alcune mostre per artisti contemporanei e ha collaborato per alcuni anni all’allestimento e alla drammaturgia del Teatro del Sentire di Enrique Vargas, parallelamente allo svolgimento di corsi per tecnici teatrali e alla realizzazione di coreografie. Ha partecipato con alcune opere all’esposizione Viaggi Solidi in occasione del Festival della Filosofia di Modena. Le opere realizzate sono esposte in case di amici e parenti, ma, più spesso, scomparse, perse, dimenticate, rubate, disperse, consumate dall’impermanenza della materia, dal tempo e da elementi naturali, per fortuna, instabili e imprevedibili.